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giovedì 19 giugno 2008

Bravo Daniele Giacobone !

PODISMO - IL PERSONAGGIO Il runner vogherese racconta la sua impresa alla Cento km del Passatore - Giacobone, sfida all’estremo di Roberto Lodigiani
Una notte intera trascorsa correndo, ecco i segreti per ultimare la prova
VOGHERA. Provate a immaginare di trascorrere un’intera notte correndo, anzichè beatamente sdraiati nel vostro letto, dallo scoccare della mezzanotte fino alle otto e mezza del mattino. E di correre non su una strada liscia, pianeggiante, ma su una tortuosa, fatta di saliscendi e di tornanti che si inerpicano fino ai mille metri. E’ l’impresa portata brillantemente a termine dal vogherese Daniele Giacobone, 41 anni, podista dell’Atletica Pavese, che ha chiuso al 14º posto la Cento km del Passatore, massacrante gara, ribattezzata «Olimpiade della follia» per la sua durezza, con partenza da Firenze e arrivo a Faenza, in Romagna, scavalcando l’Appennino. Giacobone, che di mestiere fa il tecnico addetto alla manutenzione alla casa di riposo di Godiasco, era all’esordio in questa competizione, aspra ma affascinante; alle spalle, però, aveva più di dieci maratone già disputate e una preparazione certosina.Allora Giacobone, spieghi a noi “mortali” come si fa a correre per più di otto ore senza mai fermarsi.«E’ una questione di volontà. Si corre con la testa, molto più che con le gambe. Io comunque avevo al seguito degli amici in auto che mi passavano le bottigliette d’acqua, perchè i rifornimenti della corsa erano affidati al personale delle pro loco, gente volonterosa ed entusiasta, ma poco esperta di questo tipo di gara. Vagli a far capire che i bicchieri con dentro acqua e i sali bisogna prepararli prima e non quando arrivano i corridori, che non hanno certo il tempo di fermarsi e di stare lì ad aspettare».Quant’acqua ha bevuto?«Diciamo circa un litro ogni 20 km; mi alimentavo con barrette energetiche. Sono partito pianissimo, a Fiesole dopo una decina di chilometri ero solo quarantunesimo. Poi ho aumentato il ritmo».Com’è il percorso?«Si parte da Firenze e si arriva a Fiesole, quindi si supera una collina fino al passo Le Croci, si scende a Borgo San Lorenzo e si risale al Passo Colla, mille metri di quota».Che tempo ha trovato?«Umido a Firenze; al Colla, invece, si stava bene».I suoi indumenti?«Canottiera e calzoncini».Ha avuto momenti di crisi, la tentazione di mollare tutto?«No. Mi sono ben regolato, e ho seguito un’alimentazione corretta».Quando ha iniziato la preparazione alla Cento km?«A fine marzo. Un’ora, un’ora e un quarto tutti i giorni, per poi forzare nel fine settimana, con allenamenti di 5-6 ore. Ho corso soprattutto fra il Penice e il Passo del Brallo, cercando di ricreare un’ambientazione simile a quella della gara».Lei è considerato uno specialista della corsa in altura. Ma prima della Cento km del Passatore aveva affrontato altre prove altrettanto se non più dure?«Direi che questa è stata la più dura, ma neppure la Pistoia-Abetone scherzava: 52 chilometri in gran parte in salita, fino a 1.400 metri di altitudine. L’ho fatta lo scorso anno, sono arrivato 13º».Il prossimo impegno?«Sto pensando alla 85 km di Cormayeur, a metà luglio».Quando ha cominciato a correre?«Lo facevo già da ragazzino, ma seriamente da una quindicina d’anni».
(04 giugno 2008)

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