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Leggo su La Provincia di ieri lunedì una bella lettera inviata al giornale da un certo Bottiroli che non conosco.
La riporto qua di seguito:
"Roberto Bottiroli Pavia - LA SHOAH - Weisz, un storia dimenticata in fretta
Anche questa, a suo modo, è una storia di Shoah. Árpád Weisz era ebreo, di mestiere faceva il giocatore prima e il mister-talentscout poi, ma soprattutto è morto ad Auschwitz nel 1944. Mentre l’Italia firmava le leggi contro gli ebrei era all’apice della sua carriera fra stadi e panchine. Era il 1938 e, mentre il fascismo varava le sue direttive razziali, lui faceva esultare spalti e tifosi. Ha visto morire la moglie e i due figli sotto le torture e le vessazioni naziste, si è spento in uno dei campi di sterminio tristemente più noti. Weisz, ungherese di nascita e un po’ italiano d’azione, è stato un pezzo di storia del nostro pallone. Ha giocato nell’Inter, nel Padova, nella nazionale ungherese. Poi si è messo a scoprire talenti del calibro di Giuseppe Meazza. Di scudetti ne ha vinti tre: uno con l’Inter nel 1929-30, due con il Bologna nel 1935-36 e 1936-37. Di lui si dimenticarono in fretta: era ebreo, doveva andarsene. Da tempo nessuno è stato mai capace di ricordarlo: non l’Inter, non il Bologna, non il calcio italiano, non c’è stato nemmeno un minuto di silenzio in sua memoria. Ricordiamolo almeno oggi: in silenzio e con commozione assieme alla sua famiglia."
Il 24 gennaio 2010 era Il Corriere della Sera a ricordarsi di Weisz.
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