Comunque questa la lettera, seguita dalla firma.
Gentile dottoressa Fiorani,
Le scrivo in merito all'articolo apparso oggi su La Provincia Pavese intitolato "Voghera, muore professionista per gioco erotico" a firma di Carlo E. Gariboldi.
Non è il primo articolo apparso sul quotidiano da Lei diretto che mi lascia l'amaro in bocca.
Tra l'altro l'articolo di cui sopra appare come notizia principale nello strillo di cui, ovviamente, sono tappezzate tutte le edicole della zona.
Immagino che tanto più il titolo sia ad effetto e "piccante" maggiore (ahimè!) sia il numero delle persone che andranno ad acquistare una copia de La Provincia.
Ma davvero questa è l'unica logica che deve guidare la preparazione di un articolo?
Non credo si possa rispondere che il giornalista aveva come unico scopo quello di "informare" al fine di evitare che altri commettessero lo stesso errore del malcapitato.
Chiedo a Lei se esiste un limite etico entro cui un giornalista può muoversi.
L'articolo 2 (Diritti e doveri) della legge professionale 69/1963 che regola il vostro ordine recita: “E’ diritto insopprimibile dei giornalisti la libertà d’informazione e di critica, limitata dall’osservanza delle norme di legge dettate a tutela della personalità altrui ed è loro obbligo inderogabile il rispetto della verità sostanziale dei fatti osservati sempre i doveri imposti dalla lealtà e dalla buona fede".
Davvero per tutelare la personalità altrui basta non mettere nome e cognome?
O forse, onestamente, si può dire che in un contesto piccolo quale quello di Voghera basta dire professionista, vogherese per rendere già probabile l'individuazione della persona?
Vi siete mai chiesti quali possono essere le conseguenze? Cosa può provare la famiglia vedendo la notizia ad ogni edicola, con tanto di gruppetti di persone che ne (s)parlano?
E se la famiglia non era a conoscenza del vero motivo della morte?
i metto nei panni della moglie o dei figli o, in mancanza di essi, di qualsiasi altro famigliare. Non solo ho perso una persona cara, ma vedo strillate a tutta la comunità del luogo le motivazioni.
Davvero la serenità già in bilico di una famiglia può essere scambiata per un po' di copie in più? Così poco valgono i vostri lettori?
Un cordiale saluto,
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