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venerdì 17 agosto 2012

Il declino di un territorio passa anche da qua

Sempre fra i blog de La Provincia (clicca QUA e scorri fino in fondo) trovo questo scritto di Marianna Bruschi.
Lo trovo allarmante: il declino di un territorio passa anche e forse soprattutto dal declino delle sue istituzioni formative.
E quando queste sono antiche di secoli e per secoli sono riuscite a tenere alto il loro prestigio, vederle scendere di importanza è veramente brutto.
Ringrazio la giornalista per aver toccato l'argomento.
Per seguirla, cliccare QUA


L’Università di Pavia è sparita dalle migliori 500 del mondo

Postato in università il 17 agosto, 2012
unipv_rankingL’università di Pavia è sparita dalla classifica  dei 500 migliori atenei elaborata a partire dal 2003 dalla Jiao Tong University di Shanghai. E’ sparita nel senso che non è più nella top 500. Come si vede dal grafico dedicato all’ateneo pavese (sul sito dell’Academic ranking of world universities si trovano i dati completi) il calo è costante. Nel 2010 Pavia era nella fascia 401-500 e tra le università italiane era ventesima. Nel 2003, primo anno della graduatoria internazionale, era tra le posizioni  201-300. L’ultimo aggiornamento, con i dati del 2012, è stato pubblicato nel pieno della calura di Ferragosto sollevando subito le polemiche. A partire dalla Francia che ha criticato il metodo usato dai colleghi di Shanghai che premiano gli accademici delle scienze, lasciando indietro irrimediabilmente gli umanisti. Ed è un po’ quello che aveva detto anche il rettore di Pavia, Angiolino Stella, riferendosi però alla graduatoria tutta italiana elaborata dal ministero dell’Istruzione in base al fondo di finanziamento ordinario, assegnato in parte anche in base al merito. La settima posizione di Pavia aveva fatto dire al rettore che “in testa ci sono i politecnici perché sono privilegiati dai criteri. E poi dal contesto: Torino e Milano hanno contesti tra i migliori in Italia, e quello delle università di provincia come la nostra non è confrontabile”. I criteri si possono contestare, è vero. La graduatoria di Shanghai assegna un buon punteggio agli istituti che hanno premi Nobel tra i loro studenti e a quelli che pubblicano su alcune riviste scientifiche in particolare. Queste, per esempio, sono due delle voci più contestate tra l’elenco delle caratteristiche di ciò che contribuisce a rendere migliore un ateneo. Ma Pavia si è sempre fatta  vanto di essere tra le università che compaiono nelle graduatorie internazionali. Non lo ha mai nascosto, anzi, ricordo molti interventi pubblici in cui il rettore Stella snocciolava con orgoglio i dati delle classifiche internazionali. Ora, semplicemente, non ci siamo. Non siamo tra i migliori nel mondo. Pavia resta prima secondo la graduatoria di Repubblica-Censis e quarta secondo quella del Sole 24 Ore. Ma a livello internazionale ha perso terreno. Nella top 500 della Jiao Tong University di Shanghai prima di incontrare un ateneo italiano dobbiamo comunque far scorrere il dito fino alla posizione cento per trovare Pisa, che dunque risulta prima in Italia. Poi, in rigoroso ordine di posizione, le italiane che seguono sono: La Sapienza, Milano (tra 151-200), Padova, Politecnico di Milano (dalla 201 alla 300), la Normale di Pisa, Bologna, Firenze, Torino, Genova (tra 301 e 400), la Federico II di Napoli, Tor Vergata, Sacro Cuore (401-500), il Politecnico di Torino, Bari, Ferrara, Milano Bicocca, Palermo, Parma e Perugia. Tutti atenei che Shanghai giudica migliori di Pavia. Ce ne faremo una ragione, certo. Però parliamone.

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