E' l'inventore di Eataly, una sorta di supermercato delle eccellenze gastronomiche.
Ha pensato ed investito sulla qualità del cibo prodotto in Italia, sulla sua straordinaria varietà, sulla appetibilità per tutto il mondo.
Ha investito ed ha avuto ragione.
Basta andare a Genova per visitare un suo negozio, nel porto antico, di fronte al "bigo" di Renzo Piano. C'è di tutto e di tutto c'è il meglio. Con la possibilità, semplice, di spedire in tutto il mondo perchè in tutto il mondo i nostri prodotti sono ricercati.
Una idea imprenditoriale che ha avuto successo e che potrebbe alimentarsi anche di tante produzioni del nostro Oltrepò.
Di Farinetti mi è piaciuto l'intervento che fece alla Leopolda di Firenze nel novembre scorso (video a seguire) riportato anche sul sito di Huffingtonpost (clicca QUA); questo:
In questi giorni ho letto una delle metafore più azzeccate sulla nostra situazione socio-politica. A inventarla è stato il Ministro Barca, bravo e intelligente, uno dei migliori del governo Monti. Barca si riferiva alla situazione delle Regioni italiane rispetto ai contributi europei, ma penso che valga bene, anzi forse meglio ancora, per la politica italiana in generale. Capirete immediatamente perché questa metafora mi abbia attratto, visto il genere.
Siamo piazzati come una maionese che si è incriccata. Quando fai la maionese, se la perdi, cioè se gli ingredienti anziché amalgamarsi si scompongono, non la riprendi più. Ho chiesto lumi ai miei cuochi. Esiste qualche trucco, due gocce d'acqua per esempio, ma nella stragrande maggioranza dei casi la maionese non riparte. Occorre ripartire da zero. Nuovi ingredienti e maggior cura da parte nostra.
Secondo me è da parecchio tempo che ci comportiamo come chi cerca di salvare una maionese che si è slegata, ma non c'è verso. Dobbiamo ripartire con ingredienti nuovi e freschi.
Prima di tutto le uova, nuove uova. Quelle di prima erano uova comuni di galline allevate in modo intensivo. Galline di mestiere. Proviamo ora con uova di galline da cortile. Galline sane, coraggiose.
Forse prima avevamo usato un olio pesante e complicato, lo definirei burocratico. Troppo amaro, troppo piccante, troppe cultivar male accoppiate. Proviamo con un extra-vergine leggero, dolce. Un olio buono ma semplice, un mono-cultivar. Scegliamo limone (poco mi raccomando) e sale di grande qualità. Infine, incominciamo a girare, a sbattere con dolcezza, scegliendo il verso giusto, da sinistra verso destra. Manteniamo la cadenza con tenacia e precisione, finchè la maionese diventerà perfetta.
Ecco, dobbiamo ricominciare da capo. Con gente nuova, metodi nuovi, ragionamenti nuovi ma ben ancorati alla più sana tradizione della politica come missione. Un periodo della vita da dedicare agli altri, alla comunità.
La maionese che stiamo curando è impazzita. Non c'è modo di ricomporla. Sui giornali, in radio, in tv e anche nella rete assistiamo a protagonisti della scena politica degli ultimi vent'anni che ci raccontano le loro ricette su come salvare la maionese. E' incredibile, dopo i disastri compiuti, che abbiano ancora il coraggio di criticare chi, sudando e magari compiendo anche qualche errore ma in buona fede, stia cercando da pochi mesi di fare ripartire la maionese impazzita.
Tra poco tempo tutti noi avremo la possibilità di andare a votare. La mia personale raccomandazione è quella di individuare nuovi cuochi che ripartano con nuovi ingredienti e che, con coraggio, umiltà, onestà e tanta tenacia, li mettano insieme fino a che la nostra nuova maionese sia compiuta.
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