Salvo poi rimangiarsi indegnamente tutto, leggi QUA.
Il CCRR è una istituzione che inizia a farsi largo fra le amministrazioni più attente (e quindi da noi ci sarà da aspettare a lungo) alla partecipazione dei cittadini e alle problematiche giovanili.
Da noi è stata costituita, nel 2009, la consulta per i giovani: risulta dispersa nelle nebbie.
I compiti di un CCRR sono sostanzialmente quelli di avvicinare i giovani alle problematiche della società in cui vivono, problematiche concrete come i parchi giochi, gli impianti sportivi, i rapporti con le scuole, la sicurezza ecc. Si tratta di dare alla rappresentanza di ragazzi e ragazze un compito (consultivo) di proposta sui vari aspetti, sollecitando la loro attenzione ed il loro impegno nell'amministrazione, ora quasi ludica, domani effettiva.
La bellezza di questo processo è che è valido per stimolare la partecipazione, è una scuola di educazione civica, è gratuito. I costi della realizzazione sono talmente modesti da potersi dire inesistenti.
Perchè allora non viene fatta? Mistero. Spero che la motivazione non abbia ad essere quella di non voler fare qualcosa suggerita dalla minoranza, sarebbe veramente da stupidi.
Queste le proposte fatte per il nostro comune.
Leggo oggi che, naturalmente, c'è chi è avanti mille km. e non perchè è una grande città, ché i costi sono talmente bassi da poter essere alla portata di tutti. E' questione di mentalità, di maturità, di capacità della dirigenza di un Paese (grande o piccolo, paesello o Nazione) di gestire il futuro, di avere chiaro cosa necessita alla società e come deve essere organizzata per prosperare.
Da un articolo de Il Sole 24 Ore di oggi (per leggerlo dal giornale clicca QUA)
Prove ludiche di democrazia
Bert non ha proprio tempo per un'intervista, dice solo che non sa bene perché gli piace tanto fare il netturbino, però è così, e gli piace anche differenziare l'immondizia, butta lì prima di scomparire tirandosi dietro la sua palettona di plastica.
Peter invece sa bene perché gli è piaciuto lavorare in banca: «Si muovono molto le mani e ogni tanto ci si alza». Però è già lì «da almeno un'ora» e ora vorrebbe proprio cambiare attività.
Per Martin, impiegato all'ufficio di collocamento, la cosa più bella è che «la gente si deve mettere in coda e poi io compilo dei moduli».
Sonja invece trova che il fascino della Kinderstadt sia dato dal fatto che «si possono provare tante cose e anche se non è proprio davvero come nella vita reale, ci trovi rappresentato tutto, in qualche modo».
È stata un'invenzione del sindaco socialdemocratico Helmut Zilk negli anni Ottanta, quella di trasformare il municipio di Vienna e il piccolo parco antistante, in un potente magnete che richiamasse la popolazione verso il cuore del governo della capitale e abbassasse le barriere tra politica e società civile. Da allora è stato un crescendo di eventi disparati, la cui frequenza dà spesso luogo ad un susseguirsi di frenetici montaggi e smontaggi di grandi tensostrutture, di baracchette e bancarelle, di padiglioni e tribune.
I 2.800 mq del cortile centrale dentro l'imponente municipio neogotico affacciato sul Ring hanno una vasta sezione coperta, che dà accesso a spazi interni in cui di solito nelle settimane dell'Avvento, i bimbi viennesi possono indossare grembiule e cappello da cuoco e provarsi a fabbricare i tradizionali biscotti di Natale, che poi portano a casa fragranti di forno.
In estate quegli spazi ospitano per una settimana l'esperimento della Kinderstadt, la città autogovernata dai bambini.
Quest'anno giunta alla decima edizione, la manifestazione è un ludico laboratorio di democrazia, dove giovani cittadini fino ai 13 anni di età possono provare concretamente a far funzionare un microcosmo sociale, scoprendo presto che tutto ha un prezzo, espresso in Hollycents, la valuta della Kinderstadt; appurando che per poter spendere, bisogna prima guadagnare centesimo dopo centesimo e che il salario nominale non è mai quello che poi ritiri dalla cassa, perché una parte viene detratta in tasse. E che le tasse servono a far funzionare la città, per cui bisogna stare attenti che siano sempre disponibili, perché se finiscono i soldi pubblici sono dolori.
Una delle 50 educatrici del team di pedagoghi che seraficamente lubrificano gli ingranaggi virtuali della Kinderstadt, racconta che quasi ogni anno, a metà della settimana, un bank crash manda tutti in panico: «Finiscono i soldi disinvoltamente spesi fino a quel momento. E allora per poter continuare l'esperimento bisogna che i bambini si inventino dei provvedimenti o trovino degli sponsor, disposti a fare iniezioni di soldi nelle casse».
.... segue sul giornale Il Sole 24 Ore, clicca QUA
Nessun commento:
Posta un commento
Se tu dai un euro a me ed io uno a te, abbiamo un euro ciascuno.
Se tu dai un'idea a me ed io una a te, abbiamo due idee ciascuno.
Le idee sono importanti, ma non è da meno la cortesia di farsi riconoscere quando si posta un commento.