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venerdì 1 maggio 2009

Auspichiamo una frana

No, non siamo impazziti. In questa terra d'Oltrepò martoriata da decenni di frane auspichiamo una nuova frana: non degli instabili terreni, ma di un sistema di potere che non ha saputo governare il territorio nei decenni trascorsi. Un sistema di potere che ha sostanzialmente sprecato miliardi di denaro pubblico per non risolvere nulla. Un sistema di potere che ha dimostrato di non essere all'altezza dei compiti gravosi cui era chiamato. Non gli è mancato il tempo, non gli sono mancate le risorse pubbliche: è mancata la capacità di agire in modo fattivo, trasparente, utile. Gli anni sono passati e ciò che è stato capace di fare è sotto gli occhi di tutti. Un fallimento dei vari "potenti" con i loro uffici speciali iper finanziati a piè di lista, con la Comunità Montana che ha saputo solo accrescere il numero dei comuni aderenti (ora fortemente ridotti per intervento statale/regionale) senza concretamente risolvere nulla. Ora le prossime elezioni amministrative saranno l'occasione per cambiare pagina, per mettere alla prova energie nuove con idee nuove, nella trasparenza amministrativa, per il risanamento dell'ambiente, per la gestione del territorio, per lo sviluppo economico.
Oggi un bello e documentato articolo su La Provincia (invitiamo ad acquistare il giornale) a firma di Fabrizio Guerrini racconta le fallimentari e costosissime politiche poste in atto negli ultimi 30 anni per la salvaguardia del territorio: sono gli anni in cui è stato in sella sempre lo stesso gruppo di potere, in comune a Godiasco, in Comunità Montana. Ci chiediamo quale credibilità abbiano quelle persone nel riproporsi ancor oggi alla guida di questa zona.

L'articolo ....

L’Oltrepo che frana, la storia dei piani perduti
Dall’Ufficio speciale ai «campanili d’oro», i vertici con la nostalgia dell’Aquater

A febbraio la previsione «Se non si agisce si rischia un disastro» FABRIZIO GUERRINI
Mille frane, 200 miliardi di vecchie lire stanziate già prima dell’euro, un’inchiesta per peculato condotta dall’ex pm Di Pietro, un vertice «urgente» all’anno dal 1978, una legge speciale regionale per l’Oltrepo e un Ufficio speciale per tentare di applicarla: da 31 anni le istituzioni e i politici combattono la loro guerra sul fronte dissesto idrogeologico. Non è mai stata vinta perchè il fango, prima o poi, riapre nuove ferite. Difficili da chiudere. Tre nubifragi negli ultimi due anni sono lì a dimostrarlo.

Solo ora stanno arrivando i risarcimenti per quello del 2007.
«La Regione Lombardia provvede al riassetto territoriale e socio-economico dell’Oltrepo pavese, compromesso da eccezionali dissesti idrogeologici, mediante un progetto di interventi...». 5 settembre 1978, l’Oltrepo franava. Si sapeva di dover fare qualcosa, già 31 anni fa: nascono una legge speciale e l’Ufficio speciale per Oltrepo. La sede è a Voghera in un cubo di cemento armato, oggi in disarmo, che la Regione ha affittato dalla Maa assicurazioni. La regia della lotta alle frane è in via Carlo Marx, ma è la Democrazia cristiana a tirare le fila di progetti e decisioni. Primo presidente dell’Ufficio speciale è Giovanni Azzaretti, consigliere regionale e poi senatore: l’«uomo di Varzi», come lo definiscono nel partito per definirne il carattere ostinato e determinato, tipico della montagna d’Oltrepo. Che frana. Azzaretti è amico e stretto referente di Giuseppe Guzzetti che, nel 1979, diventa presidente della Regione e dà impulso, nel 1980, a un nuovo provvedimento legislativo per l’Oltrepo franante. Servono soldi. E progetti. Nel 1982 ecco il piano Aquater, la prima mappatura globale del dissesto: la frana posto per posto.
Un punto di partenza, mancato. L’Aquater affonda nei cassetti regionali. L’Oltrepo intanto frana. Crepe nella vigne, nelle case, nelle chiese e nei rapporti tra i politici.
1989. Antonio Di Pietro, prima di «mani pulite» passa, da sostituto procuratore a Milano, dai «campanili» tremolanti d’Oltrepo. Quelli che, per il socialista Ugo Finetti vicepresidente regionale, Psi, diventano «campanili d’oro». Azzaretti è accusato di peculato: il dissesto come pretesto per conquistare i voti dei parroci. Frane e fede. Siluri. Voci di una cena a Rivanazzano con Azzaretti, il ministro Zamberletti e funzionari regionali per definire la pratica. Voci, poi, di una lettera indirizzata da Azzaretti al nuovo ministro della protezione civile Remo Gaspari per ottenere due miliardi da destinare a 109 edifici di culto in pericolo. Voci. Il caso giudiziario sarà archiviato. La miglior difesa dell’ex senatore, uscito totalmente indenne dall’inchiesta, è che in realtà nessun parroco vide mai una lira. L’«uomo di Varzi», in realtà, della lotta alle frane non ne fa una questione democristiana. Trova l’appoggio trasversale di altri leader locali. Dal parlamentare socialista Renato Garibaldi (divenuto presidente dell’Ufficio speciale) al senatore comunista Luigi Meriggi. «Gli ultimi tre che hanno provato a frenare le frane» dicono vecchi sindaci. Tre più Giancarlo Abelli, il consigliere regionale Dc, oggi deputato, che chiude, con la sua presidenza, la fase militante dell’Ufficio speciale. L’Oltrepo diventa con il tempo meno «speciale». L’Ufficio prima si trasferisce a Voghera in via Bellocchio 6, rinominato «Unità operativa per gli interventi speciali Oltrepo». Nel 2000 muore. Ma le colline continuano a franare: il Rio Frate porta in via Emilia a Broni il fango dei vigneti dopo ogni temporalone estivo; la provinciale 186 della Val Staffora, la Brallo-Colletta, la Casanova-Passo del Giovà si fratturano e sono stravolte dal pietrisco. Promesse che franano. Nel novembre 1997, l’assessore provinciale Vittorio Poma, un altro dc sul fronte frane, denuncia l’oblio regionale di fondi e progetti inviati a Milano. Il 20 maggio del 1998 la prefettura di Pavia vara il piano d’emergenza frana: 33 Comuni coinvolti. Si fa riferimento al Progetto nazionale Avi (Aree vulnerate italiane per alluvioni e frane) che dovrebbe censire tutto ciò che può destare allarme sul territorio nazionale. Prevenzione a perdere. Il 10 giugno 1998 un convegno a Godiasco racconta di mille frane in agguato con la nostalgia di quel piano Aquater dimenticato. E si arriva al 2009. Sabato 14 febbraio Vittorio Poma, divenuto presidente della Provincia con Forza Italia, presiede a Codevilla un vertice sull’emergenza frane. Poma denuncia: «Soltanto l’Oltrepo, la Val Brembana e la Val Camonica sono di fronte a una situazione così disastrosa. Solo la sensibilità del Pirellone può salvarci prima che arrivino la primavera e le piogge». La primavera è arrivata. Le piogge anche. Infine, lunedì scorso, le frane. Previsione, purtroppo, azzeccata. L’Oltrepo non dimentica di avere un cuore scivoloso. E frana. Nulla di nuovo sotto la pioggia. Con la sensazione che anche i fondi siano arrivati sempre più a pioggia. Da conteggi ufficiosi si parla di circa 200 miliardi di vecchie lire investite dal 1978 ad oggi. Si spende dopo che il guaio è fatto o si deve sperare che i soldi arrivino per tempo prima. Con il fiato che resta sospeso alla frazione Livelli di Bagnaria (il progetto è al via) così come alle frazioni di Montù Beccaria, zone minacciate da costoni ballerini. A Santa Maria, solo un paio di settimane fa, i sindaci della valle hanno rilanciato l’allarme lungo la delicata dorsale del torrente Versa. Si lotta contro il tempo, in tutti i sensi. Con una certezza scientifica. Le frane, e lo si è visto lunedì notte a Broni, non ci mettono molto: un fischio e dopo dieci secondi è tutto finito. Tutto.

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