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venerdì 28 dicembre 2012

Gioco d'azzardo: guadagno per pochi, rovina per tanti

Gioco d'azzardo, pochi guadagnano, tanti si rovinano.
E lo Stato regge il sacco per un piatto di lenticchie.
Questi in sostanza i risultati di una inchiesta di una delle più grandi agenzie di informazione del mondo, la REUTERS, riportata dal giornale on line Il Post (clicca QUA) di cui qua sotto l'articolo:


«Anche in un momento di profonda crisi economica, la promessa di un jackpot, in Italia, brilla ad ogni angolo di strada». Questo è l’inizio di un articolo dell’agenzia di stampa britannica Reuters,che spiega come l’Italia sia il più grande mercato del gioco d’azzardo in Europa e uno dei più grandi al mondo.  E come la “liberalizzazione controllata” dei giochi online avviata nel 2011 sia stata una scelta che in realtà non abbia portato significativi vantaggi (soprattutto sul fronte del contrasto alle pratiche clandestine) ad un Paese che ha mantenuto, in materia, una legislazione arretrata e un quadro normativo inadeguato ad affrontare un fenomeno in continua espansione.
I numeri
Nel 2011, secondo l’AAMS, l’Amministrazione Autonoma dei Monopoli di Stato, in Italia   la raccolta del gioco d’azzardo è stata di quasi 80 miliardi di euro, circa il 5 per cento del Prodotto Interno Lordo nazionale: il 56,3 per cento del fatturato totale è stato raccolto da slot machine e video-lotterie, il 12,7 per cento dai Gratta e Vinci, l’8,5 dal Lotto, il 4,9 dalle scommesse sportive, il 3 per cento dal Superenalotto, e il rimanente da bingo e scommesse ippiche.
Il fenomeno sembra essere in continuo aumento – che per quest’anno dovrebbe essere di oltre il 12 per cento, fino a raggiungere un valore complessivo di circa 90 miliardi di euro - anche a causa di una pubblicità pervasiva, di un’offerta sempre più varia che copre l’intero arco della giornata e della facilità con cui vi si può accedere (è possibile giocare quasi in ogni luogo, dal supermercato al web).
Ma se il fatturato legato al gioco d’azzardo è passato dai 14,3 miliardi di euro del 2000 agli 80 miliardi di euro del 2011, i ricavi per lo Stato sono aumentati solo marginalmente. La cifra ottenuta dallo Stato per le tasse sul gioco d’azzardo è stata di oltre 8,5 miliardi di euro l’anno scorso, ma è aumentata di meno di 3 miliardi tra il 2001 e il 2011. La spesa totale del consumatore sul gioco d’azzardo è cresciuta invece molto di più (nello stesso periodo e in proporzione) passando dai 19,5 miliardi del 2001 ai 79,9 miliardi del 2011.
Per incentivare questa attività, l’imposta media sulle entrate del gioco è inferiore all’11 per cento nel 2011, una cifra molto più bassa rispetto all’IVA del 21 per cento che si paga normalmente sui beni di consumo. Il risultato è che più persone di prima giocano e che, secondo una ricerca dell’istituto privato Eurispes, circa 700 mila italiani sono dipendenti dal gioco d’azzardo.
La deregolamentazione
La deregolamentazione del gioco d’azzardo è iniziata nel 1992, quando a causa della forte crisi economica l’Italia aveva bisogno urgente di entrate fiscali. Nel 1994 il fatturato non superava comunque i 6,5 miliardi di lire ed erano presenti sostanzialmente tre società: Lottomatica, Sisal e Snai. Nel 2006, la legge Bersani-Visco ha permesso agli operatori stranieri di entrare nel mercato italiano e da quel momento in poi la crescita è stata costante.
Un altro passaggio importante è costituito dal cosiddetto “decreto di Ferragosto” 2011 quando, con Silvio Berlusconi, è stata avviata la liberalizzazione dei giochi d’azzardo on line. Il fatturato del gioco on line è solo una parte di quello del gioco d’azzardo nel suo insieme, ma è anche il settore che è cresciuto di più, con un aumento rispetto al 2011 del 100 per cento. Nei primi sei mesi dopo la liberalizzazione sono stati fatturati più di cinque miliardi di euro.
Prima della legge del 2011 in Italia era già possibile giocare nei tornei di poker online, comprando fiches per un valore massimo di 250 euro. Ora invece è possibile scommettere soldi veri direttamente al tavolo da poker per un massimo di 1000 euro. Inoltre è stata ampliata la varietà dei giochi che sono ora legali.
La criminalità organizzata
I giocatori d’azzardo si sono spostati dal gioco illegale a quello legale, a scapito del gioco controllato dalla criminalità organizzata, solo per un breve periodo iniziale. Secondo la Relazione della Commissione parlamentare antimafia pubblicata nel 2011 [pdf], quando il gioco d’azzardo illegale è diventato legale le organizzazioni criminali non hanno fatto altro che “trasferire” le loro attività.
Quello del gioco d’azzardo è anzi diventato uno dei settori di maggiore interesse per le grandi organizzazioni criminali: l’espansione del gioco legale non ha ridotto, ma alimentato l’illegalità soprattutto nel campo del riciclaggio di denaro rendendo molto più semplice il passaggio di grandi flussi di denaro tramite internet.
Il ministro Andrea Riccardi
Andrea Riccardi, ministro per la cooperazione internazionale e l’integrazione, e fondatore della comunità di Sant’Egidio che si occupa anche di molti casi di dipendenza da gioco, ha dichiarato a Reuters che «in una realtà un po’ disperata in Italia, delle persone giocano nella speranza di un miracolo». Riccardi, a marzo, aveva anche annunciato di voler regolamentare la pubblicità legata ai giochi, di voler inserire la ludopatia nei Livelli essenziali di assistenza (LEA) con conseguente copertura del sistema statale di assistenza sanitaria, e di voler pubblicare la probabilità di vincita per ogni tipo di gioco.
Inutile sottolineare che nel nostro comune, ma anche negli altri, le macchinette stanno avendo una diffusione più che capillare. In Salice Terme è stata addirittura inaugurata una nuova sala all'avanguardia nel settore.
In una trasmissione di alcuni mesi or sono, recensita anche da questo blog, di TelePavia riguardante la possibilità di aprire un casinò a Salice Terme si dichiararono favorevoli, fra gli altri, il parroco Don Valentino e il vice sindaco Riva.
Alcuni comuni "illuminati" stanno dando vita ad una associazione di comuni "no slot" il cui logo è quello che ho riportato in apertura.
Fra i tanti sindaci, è sensibile all'argomento Alessandro Cattaneo di Pavia che in un articolo al giornale Vita (clicca QUA) ha dichiarato: 
Con i suoi quasi 3.000 euro pro capite di spesa per il gioco d’azzardo, Pavia è da tutti additata come la Las Vegas italiana. Eppure, la giunta retta dal 2009 dal trentatreenne Alessandro Cattaneo è da tempo impegnata in una campagna a tutto campo per arginare i problemi più evidenti di questa diseconomia.
Con entusiasmo, Cattaneo e Rodolfo Faldini, Assessore alle Politiche giovanili del Comune di Pavia, hanno firmato oggi il manifesto “No Slot”  proposto da Vita e dalla Casa del Giovane di Pavia. «Non poteva essere altrimenti», osserva Cattaneo, anche perché «la vostra battaglia è la nostra battaglia, qui non si vince se anche uno solo di noi perde: dobbiamo aprire un vero cantiere, lavorare in comune».

Tra tutti i politici incontrati, i sindaci sono coloro che hanno mostrato maggiore sensibilità al nostro appello. Come se lo spiega?
Noi sindaci dobbiamo stare sempre e comunque dalla parte dei nostri cittadini. Se impariamo a ascoltarli, ci accorgiamo di cose che dall’alto difficilmente si vedono. Posso testimoniare che, indipendentemente dal colore o dallo schieramento politico, di sindaci preoccupati e impegnati su questo fronte ce ne sono tanti. Parlo a mio nome, ma anche come vice presidente dell’Anci, l’Associazione Nazionale dei Comuni italiani: quando ci siamo trovati davanti a un problema che stava e sta assumendo una deriva preoccupante, come quello del gioco e delle crescenti e sempre nuove dipendenze da slot e videolottery, abbiamo deciso di non voltare lo sguardo dall’altra parte. In maniera certamente pionieristica abbiamo tentato, ognuno a suo modo, di circoscrivere e arginare il problema. Oltre alle carte d’intenti, alle manifestazioni, ai manifesti e alle campagne – che, culturalmente, sono importanti – molti di noi hanno tentato di trovare quegli strumenti, diciamo così, “da amministratori” per limitare o “gestire” il dilagare del fenomeno. Io ad esempio ho utilizzato la strada del regolamento di polizia urbana, mentre il sindaco di Vicenza ha usato strumenti più legati all’urbanistica. Siamo stati sul concreto e sul possibile… Ora però è venuto il momento di insistere sulla necessità di elaborare strategie condivise perché il problema è serissimo e procedere a tentoni non basta più.


Quelle a disposizione dei Sindaci, però, sono armi spuntate rispetto a un problema che è di regolamento, giuridico, economico, oltre che etico…
Ha ragione, gli strumenti che abbiamo incidono poco su questa realtà. Ma questo abbiamo, per ora, e di questo dobbiamo servirci. Ma ci terrei a rimarcare, anche come vice presidente dell’Anci, che non ci rassegniamo. Questa non rassegnazione ci porta a impegnarci dapprima nella ricerca degli strumenti esistenti, ma in seconda battuta – e qui prendo un impegno preciso – anche nella sperimentazione e nella definizione di strumenti nuovi, da pensare anche con tutti quegli operatori seri che nel settore del gioco non possono essere criminalizzati tout court. Il problema è complesso.


Da un lato deve emergere il problema – e qui si può proporre il confronto con gli operatori del settore gioco. Dall’altro, però, bisogna sottrarre la questione del gioco alla retorica sulla legalità e l’illegalità. È un problema che a noi sembra legato alle virtù civiche… Non possiamo trasformare i luoghi di incontro, gli spazi della cura, dell’istruzione, i beni comuni in qualcosa che assomiglia sempre più a una bisca a cielo aperto…
Ne sono convinto anche io. Per questo propongo una presa di coscienza comune, indipendentemente dall’appartenenza partitica. La politica è questo mettersi in mezzo, mediare, ma anche ricondurre a ragionevolezza cose che rischiano di produrre una vera e propria febbre sociale. Mi impegno fin da ora a far mie le vostre – permettetemi di dire, visto che ho firmato l’appello, le nostre – proposte, come sindaco di Pavia ma anche come vice presidente dell’Anci. Dobbiamo costruire un modello virtuoso, mostrare che è possibile accogliere la sfida e vincerla.
Mi piace ribadire che anche Matteo Renzi, nella sua campagna elettorale per le primarie del centro sinistra aveva spesso puntato il dito sulla assurda tassazione di questo settore e sulla sua enorme pericolosità sociale.

Sullo stesso argomento, in questo blog, clicca QUA

3 commenti:

  1. Vuoi dire che hanno diminuito la tassazione? e che se fosse restata uguale oggi lo stato avrebbe in tasca 12.13 miliardi in più? chi è stato? il cavaliere? e gli altri tutti zitti? perchè queste cose le leggo sul tuo blog e non le dice nessuno?

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  2. leggendo su un blog di settore ho sentito che effettivamente i sindaci non abbiamo molta voce in capitolo a meno che....
    ... a meno che non intervengano con le tutele giuridiche che la legge mette loro a disposizione.
    Perché non firmare una ordinanza (art.50 TUEL) a tutela del pubblico interesse, della pubblica salute, e fissare orari di apertura e di chiusura di queste sale da gioco o di quei esercizi che hanno macchinette in abbondanza?
    Perché non prendere una qualche iniziativa a tutella della comunità?
    Perchè non esprimere la propria opinione di amministratore?
    Perchè non ascoltare quello che i cittadini lamentano a piena voce per le strade?
    Perchè non scendere nelle strade e sentire la gente che si amministra e che l'ha votata?
    Perché non essere il sindaco di tutti e non solo di quei pochi che sono rimasti con la loro idea iniziale?
    Anche se la conduzione dell' "affaire" Terme è stata condotta come è stata condotta non è detto che in questi ultimi mesi di gestione della cosa pubblica essa debba essere condotta nell'interesse della cosa privata!!
    Non venga frainteso il mandato elettivo. Siete lì per amministrare bene e con giudizio, meglio se con buon senso senza sperperare gli ultimi spiccioli che avete in cassa.
    Auguri di Buon Anno a tutti. Giorgio.

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  3. Da La Provincia del 9.6.2012
    PAVIA. ...... Con la sensazione di poter vincere ancora, poi ancora e ancora. E le monete si susseguono, una dietro l’altra. E’ la dipendenza da gioco, le slot che inghiottono soldi e pezzi di vita. Per dire basta ai videopoker nei locali oggi pomeriggio la Casa del giovane e le associazioni marceranno in città. Bussano alla porta della comunità di via Lomonaco persone in difficoltà. Negli ultimi due giorni un ragazzo di 23 anni è andato a chiedere aiuto: ha preso lo stipendio e in poche ore lo ha speso tutto in macchinette. E una mamma ha portato suo figlio. E’ minorenne e già non riesce a smettere di spendere la paghetta nelle slot. In corteo ci saranno anche persone che stanno cercando di uscirne. Come Matteo. Per raccontare la sua storia useremo un nome di fantasia. Matteo ha iniziato a giocare a 14 anni, al bar. «La prima volta ho messo una moneta da 500 lire e ho vinto 200mila lire, una cifra altissima allora – spiega Matteo – e da lì ho provato sempre di più. La macchinetta ha il potere di prenderti». Nei videopoker ha speso 200mila euro. «Sono arrivato a rubare i soldi dal portafoglio di mio padre –racconta – e non smetto di vergognarmene. E’ difficile spiegare che in quel momento non ci pensavo». E’ difficile perché chi non ci è passato non capisce. «Per questo stiamo cercando di creare un associazione, in modo che chi come me ci è passato possa aiutare gli altri – spiega Matteo – io ho sempre saputo di avere un problema ma non sapevo come risolverlo». Trent’anni, un lavoro, una vita apparentemente completa. Eppure qualcosa si rompe. Matteo ha parlato con molti psicologi, ora ha iniziato un percorso alla Casa del giovane. Ha provato a uscirne più volte. «L’ultima volta però messo 5 euro e ne ho vinti 7400 – racconta – uno accanto a me ne ha vinti 280mila ed è la cosa che ti fa continuare: sapere che puoi vincere, quando in realtà perdi sempre». Ci sono stati giorni in cui in poche ore ha speso tutto lo stipendio appena preso. Altri in cui con le nuove slot che sono arrivate nei locali negli ultimi anni (e non prendono solo monete ma anche banconote) premendo poche volte nei tasti colorati dei videopoker ha visto cancellarsi davanti agli occhi 500 euro in pochi secondi. Ora sono due mesi che riesce a sentirsi fuori da questa dipendenza. Ma non può smettere di pensare all’indifferenza con cui nei locali lo guardavano buttare via i suoi soldi. «E’ una situazione che sta diventando difficile – spiega Simone Feder, psicologo della Casa del giovane – ci serve sostegno. L’aiuto più grande adesso ci sta arrivando dalle associazioni». Tutte quelle che oggi saranno in corteo dalle 14.30 in stazione per arrivare al Ticinello con attività sul fenomeno del gioco d’azzardo.
    su Twitter @MariannaBruschi

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