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giovedì 26 marzo 2009

Accorpare i comuni ?

Il sindaco di Brallo di Pregola, Bruno Tagliani, lancia un sasso nello stagno. I comuni sono troppo piccoli per poter essere efficienti. Hanno poco potere contrattuale con i fornitori di servizi e non possono spuntare prezzi convenienti. Questa è una realtà. Finora il desiderio di indipendenza, unito ad un poco di campanilismo e, diciamolo con chiarezza, anche l'interesse a tenere in vita tante "cariche amministrative" (poltrone, si potrebbe tradurre in linguaggio corrente) ha fatto sì che coesistano tanti, troppi piccoli comuni. Crediamo poi che la definizione di "piccolo" sia in verità molto più ampia di quella che Tagliani in questa intervista lascia supporre. Crediamo che la carenza di risorse sia affrontabile solo con una forte ed incisiva opera di efficentazione della struttura pubblica: per poter dare servizi valisi e diffusi è imprescindibile che essi vengano offerti da comuni consorziati in modo da poter avere una massa di utenti vasta per ammortizzare i costi fissi. Crediamo che in tempi brevi si debba affrontare questo tema: i comuni confinanti devono unirsi. Il nostro comune di Godiasco da tempo gestisce assieme a Rivanazzano il servizio di polizia municipale: è un primo passo al quale tuttavia non è seguito null'altro. Si devono vincere le "rivalità" fra le amministrazioni, si deve far fronte assieme ai bisogni dei cittadini: quelli sono da tutelare, non certo il numero di "poltrone".

GIOVEDÌ, 26 MARZO 2009 Pagina 33 - cronaca
Piccoli Comuni, grandi costi
Da Brallo una proposta: va ripensata la Comunità montana Tagliani: «Centralizzare i servizi, solo così risparmieremo»
BRALLO DI PREGOLA. Dallo Stato servirebbe di più, ma quel che c’è a volte si disperde. I 19 micro Comuni montani d’Oltrepo hanno circa 170 dipendenti, da pagare tutti i mesi. Gli amministratori dei piccoli Comuni sono sempre più in difficoltà nel dare risposte alle loro comunità. L’impresa, in alta val Staffora, è chiudere in pareggio e in questo 2009 sarà più arduo che mai. Che fare? Secondo il sindaco di Brallo di Pregola, Bruno Tagliani, presidente del Gruppo d’azione locale alto Oltrepo, serve un riordino strutturale. Lui pensa alla Comunità montana come alla regia per una grande riforma.
«Solo spostando su un unico centro di costo tutti i servizi si potrà dare, in tempi relativamente rapidi, un pizzico d’ossigeno alle amministrazioni di quei paesi che si arrovellano, ogni anno di più, pur di non sacrificare manutenzioni e servizi». Speranze di rivoluzioni e riorganizzazioni amministrative.
Tagliani mette il dito nella piaga: «Mantenere gli organici attuali, con risorse che si assottigliano, è praticamente impossibile. Significa che i bilanci annuali evaporano quasi solo per le spese inerenti personale e gestione uffici. Cosa accadrebbe se i dipendenti fossero messi in rete?». Tagliani suggerisce una nuova economia di scala: «Pensate anche a qual è il prezzo che potrebbe spuntare un ente solo che tratta per 19 amministrazioni locali. Oggi il valore di certi servizi, in alta valle Staffora, lo stabilisce chi eroga e non chi acquista. Ciò avviene perché ciascun comunello è troppo piccolo per imporsi e spuntare un’offerta migliore. Per non parlare del fatto che se da un lato i municipi sono presidi territoriali indispensabili, dall’altro la moderna tecnologia, per tante cose, renderebbe possibile affidare pratiche e atti a studi informatizzati con sede, magari, a chilometri di distanza. Bisogna sfruttare anche le nuove strade del web. Posta elettronica e Internet potrebbero far risparmiare». Tagliani sogna piccoli Comuni più leggeri, liberi di poter investire sul rilancio economico-turistico: «La Comunità montana deve diventare il motore dell’ordinaria amministrazione. Al resto penserebbero tranquillamente i singoli Comuni, le idee in alta valle Staffora non mancano». Il nodo, sulle colline, resta quello dei conti al lumicino. Da Godiasco il sindaco Angelo Deantoni conferma che il momento non è dei più semplici: «Noi siamo avvantaggiati - dice - dal fatto che Salice Terme rappresenta un polo turistico d’attrazione. Rispetto a qualche altra realtà incassiamo più oneri d’urbanizzazione. Detto questo, conti alla mano, pagato personale e servizi, ci restano circa 200mila euro annui da investire. Con una cifra del genere non si possono fare rivoluzioni. Di fronte al primo evento eccezionale, come le nevicate di quest’inverno, ci si ritrova con il fiato corto».
Deantoni punta poi l’attenzione su un’anomalia: «Soldi per la pubblica amministrazione non ce ne sono, piccoli e grandi centri sono sempre più in difficoltà a causa dei mutui eppure, volendo, si trova sempre una scappatoia. Se avessimo voluto, ci saremmo potuti indebitare ancora un po’. Sì, ma poi chi avrebbe pagato il conto?».
Emanuele Bottiroli

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