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martedì 10 novembre 2009

Fare, fare, fare ....

Una interessante lettera al Direttore di oggi su La Provincia:

LA CRISI E GLI AIUTI - Ma l’ora di adorazione non basta per i poveri

Egregio direttore, questa sì che è bella! Di fronte alla situazione drammatica di persone che perdono il lavoro e di pensionati e famiglie che non arrivano a fine mese, che cosa fanno le parrocchie? A Breme si esprime solidarietà organizzando un’ora di adorazione in chiesa!
Stiamo scherzando? Certo che le parrocchie devono pregare per la povertà e le necessità della gente! Ma non basta, anzi, è fuorviante: i poveri non si aiutano con l’ora di adorazione, ma con la solidarietà; si vada a rileggere la Lettera di Giacomo (2, 15-20): «Non capisci, o sciocco, che la fede senza le opere è infruttifera?».
Dopo la preghiera in parrocchia, bisogna riunirsi e chiedersi: cosa possiamo fare? Non possiamo distribuire pacchi alimentari settimanali? Non possiamo adottare qualche persona o famiglia povera? Non possiamo distribuire dei bonus per pagare l’affitto, le utenze domestiche? Non possiamo aiutare le famiglie numerose per le spese scolastiche o mediche? Non possiamo impegnarci a pagare la rata mensile del mutuo o dell’automobile?
Se non facciamo nulla di queste cose concrete per i poveri, il nostro pregare è solo fumo: fumo d’incenso, certo, ma sempre e solo fumo! Non è questo che ci insegnano il Vangelo o i Padri della Chiesa o la dottrina sociale degli ultimi Pontefici.
Una ora di adorazione e basta è un gesto alla «Ponzio Pilato» e lascia il tempo che trova.
Nel Breviario si prega così: «Signore Gesù provvedi ai disoccupati ed ai senza tetto; fa che ogni uomo abbia ciò che è necessario ad una vita dignitosa e sicura».
Ma il Signore - lo ricordo a tutti i numerosi parroci di Breme sparsi in diocesi! - solo attraverso noi preti ed attraverso le nostre comunità cristiane può realizzare tali «miracoli». Noi dobbiamo avviare a soluzione, come Chiesa, i problemi dei poveri! Pregare e basta è un alibi di comodo, egoistico e sterile. Non è così che si servono la Chiesa ed i poveri.
don Francesco Cervio parroco di Albonese

1 commento:

  1. Conosco Don Francesco (dai miei ricordi di bambino, dovrei averlo avuto come supplente di religione a scuola!), come persona fuori dagli schemi vetusti (fin dalla loro nascita) della chiesa cattolica di roma, per questo tavolta messo da parte, ma sempre acuto, intelligente e preparato.
    La chiesa dovrebbe preoccuparsi concretamente sia della vita spirituale (della vera vita spirituale, non di una fantomatica vita che ci aspetta dopo) e del benessere delle persone.

    HA PERFETTAMENTE RAGIONE.

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