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giovedì 2 febbraio 2012

I costi della politica

Un argomento molto di moda sono i costi della politica.
Non sono molto d'accordo. A mio avviso il costo dice poco o nulla.
Quando si acquista un bene o un servizio, quello che importa a mio avviso non è il costo, ma il rapporto fra la qualità ed il prezzo.
Se la qualità è alta, anche un prezzo alto può essere tollerabile, ma se la qualità è talmente scadente da rendere non utilizzabile il bene, anche il calare fortemente il costo può non bastare.
Anche se un bel paio di scarpe costa 150/200 euro, per un paio di finta pelle con suola di plastica mal incollata lo spendere solo 30 euro può essere lo stesso una fregatura perchè poi si è costretti a non indossarle e a buttarle via.
Allora io penso che quando ci si lamenta di (tanta) parte della classe politica e si invoca un dimezzamento del loro stipendio si compia un grossolano errore. Se un parlamentare è un farabutto, non è che pagandolo meno diventa meno farabutto, meno pericoloso, più produttivo, più attento all'interesse pubblico: farabutto era e farabutto resta. A noi cittadini interessa pagare meno i farabutti o essere rappresentati da galantuomini competenti e ben pagati? La risposta mi sembra ovvia. Allora è un problema di qualità delle persone, non semplicemente di costi.  Per di più vorrei notare che tutti coloro che sono nelle istituzioni e ci fanno rabbrividire solo a guardarli, li abbiamo mandati noi con il nostro voto e, prima, sono stati designati ad entrare nelle liste elettorali scelti arbitrariamente da potenti capi partito: essi che sono tali  (potenti ed incontrollati) perchè i cittadini disdegnano di entrare nei partiti a sorvegliare cosa stanno facendo, a dire la loro, a spronare, controllare, censurare, cacciare.
Inoltre non capisco bene come mai ci sia tanta animosità (spesso giustificata) verso i costi della politica, ma non vi sia altrettanta attenzione verso la razionalizzazione di quei costi. Esempio: nella nostra zona potremmo fondere 5 comuni facendone uno solo. Si risparmierebbero 4 sindaci su 5, una quindicina di assessori, qualche decina di consiglieri comunali, 4 su 5 revisori dei conti ecc ecc.
Stranamente questo interessa poco: mah, mistero.
Questo premesso, noto anche che spesso viene fatta, come spesso succede, di ogni erba un fascio.
Tutti coloro che occupano una qualche carica elettiva sono dei tipi profumatamente pagati: non sempre è vero.
Oggi ho ricevuto lo "statino dello stipendio" che mi spetta nella qualità di consigliere comunale nel Comune di Godiasco, per l'intero anno 2011.
Queste le voci:

Indennità di presenza 2011: euro 113,89
Irpef netta                                     26,19
Addizionale regionale                       1,40
Netto da percepire                      86,30
Ovviamente le ritenute sono in acconto e devo inserire il tutto in dichiarazione dei redditi.

Direi che non mi sono arricchito.

4 commenti:

  1. Egr.Sorrentino, proporrei 8mila oppure 80mila euro di compenso ad un membro della giunta comunale ma con mansioni simili ai menager d'azienda. Importanti sono i risultati raggiunti ed il lavoro svolto durante il mandato.
    Purtroppo ritengo she la sua carica abbia poche possibilità di incidere sull'andamento del Comune. I cittadini che occupano un territorio appartengono ad un COMUNE proprio perchè di tutti. Allora i cittadini dovrebbero essere in grado di controllare ciò che viene fatto da chi li amministra. Invece no, noi siamo costretti ad accettare ciò che il consiglio comunale decide ed approva pensando di interpretare la volontà dei cittadini.Mi spieghi come i cittadini avrebbero potuto opporsi allo sperpero di risorse delle precedenti ammistrazioni che Lei ha dneunciato. Pertanto proponga un referendum presso tutti i comuni della zona per accorpare le amministrazioni e sentire cosa ne pensa la cittadinanza. Solo così potremo orientare le scelte delle amministrazioni in funzione al desiderio dei cittadini. Giancarlo

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  2. La ringrazio per il commento. Non ho ben capito a chi si riferisce con l'espressione " ritengo she la sua carica abbia poche possibilità di incidere sull'andamento del Comune" se a me o se alla figura precedentemente delineata. Ritengo a me ed in tal senso le rispondo. E' vero che io ho pochissime, se non nulle, possibilità di incidere sull'andamento del Comune. Non sono d'accordo che lo stesso valga per i cittadini. Nella mia esperienza di consigli comunale (dal giugno 2004 ad oggi) ho sempre visto, salvo 3 o 4 occasioni, la totale assenza del pubblico: non pochi, nessuno. Siamo un comune di 3130 abitanti: se solo 1,5% dei cittadini fossero sensibili a ciò che in consiglio viene deciso (e che poi si riverbererà sulle tasche e la qualità della vita di tutti) avremmo 50 persone presenti: è vero che non hanno facoltà di parola, ma l'hanno di udito e possono, l'indomani, raccontare ciò che di bello o di brutto, di edificante o di vergognoso hanno sentito. In alcuni casi potrebbero anche battere i piedi in segno di dissenso, o applaudire per sostenere delle idee esposte. Potrebbero vedere il comportamento dei singoli consiglieri e trarne insegnamento (da riportare anche agli assenti) su come dare, la prossima volta, le preferenze. Credo che i cittadini potrebbero fare molto, ma dovrebbero superare uno scoglio enorme: il loro disinteresse.
    Quanto al referendum sulla possibilità di fusione dei comuni, è già stato fatto da questo blog. Il risultato è stato, ancora una volta, deludente. Ad onta dell'elevato numero di accessi che quotidianamente viene registrato, hanno votato in pochi e non ne è nato alcun dibattito.
    Il nostro problema, gentile signor Giancarlo, è che siamo troppo abituati a fare gli allenatori della nazionale stando seduti alla sedia del bar, mentre dovremmo chiacchierare meno e andare a giocare di più. Fuor di metafora, dovremmo cessare di chiacchierare a vuoto ed iniziare ad avere comportamenti coerenti con i discorsi.
    Forse, prima o poi ....

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  3. ... i cittadini possono incidere ma devono impegnarsi in prima persona! ..... ricordo peraltro che proprio manager profumatamente pagati hanno creato "buchi" incredibili.
    Piero

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  4. speriamo prima che poi...

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