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sabato 8 gennaio 2011

Una intervista su Il Periodico


Su Il Periodico in edicola oggi c'è, fra le tante interessanti, anche una mia intervista: oggetto Palazzo Malaspina Pedemonti.
Credo che sia interessante visitare i link (parole in colore azzurro) per visualizzare l'inizio della vicenda.
Questo il testo dell'intervista:

Finalmente si è costituito il comitato per la realizzazione di un ecomuseo all’intero di Palazzo Malaspina-Pedemonti: un passo in avanti verso la realizzazione di un sogno?
Direi di sì, anche se la strada è ancora lunga ed in salita. Ma l’importante è iniziare e lo stiamo facendo con le migliori intenzioni. Finalmente sembra che un gruppo importante di enti della valle Staffora si stia impegnando in qualcosa che riguarda tutti, in un’opera a livello comune per tutelare la memoria comune, le tradizioni comuni, la storia comune. Credo di poter dire che fino ad ora non era mai successo.

Lei è stato il promotore di questa iniziativa: si ritiene soddisfatto?

Io sono stato solo colui che ebbe l’idea nell’ormai lontano 2007 quando si seppe che il palazzo era stato messo in vendita. Ma avere l’idea non basta, bisogna realizzarla. La possibilità di realizzarla viene adesso, grazie alla disponibilità e all’impegno di persone che hanno capito l’importanza del progetto e l’hanno messo in cima alla lista delle priorità del loro mandato di amministratori pubblici. Persone che desiderando fare gli interessi della vallata, han capito la valenza strategica del progetto.

Quale l’obiettivo dell’ecomuseo di Palazzo Malaspina-Pedemonti?
Quello di depositare in un solo luogo fisico la storia e la memoria della valle Staffora e dintorni. Il compito è quello di rappresentare la macro storia attraverso le vicende della nobile famiglia che l’ha dominata per secoli, e la micro storia delle persone che da quella famiglia sono state governate. Sarà quindi un museo – esperienza, un viaggio attraverso i secoli che illustrerà la storia di un casato, delle sue vicende dinastico politiche, e dell’influenza che ha avuto sulla vita del popolo, sui costumi, sulle attività economiche, sull’organizzazione del territorio. Il tutto sarà disponibile per il pubblico attraverso l’esposizione di reperti, documenti, oggetti ed il ricorso a tecniche multimediali.
Una parte fisicamente piccola della struttura sarà riservata agli studiosi per la consultazione dei documenti in originale o copia digitalizzata. Conterei anche su di un interessante flusso di studenti (anche e soprattutto stranieri) impegnati nella redazione di tesi di laurea storiche.

All’interno del comitato a lei è stato affidato un importante incarico: segno che il Comune ha raccolto in sostanza quella che era la sua proposta ed ha capito che il recupero del palazzo è cosa importante?
Il comitato è al momento composto da sette persone. A me è stato attribuito il ruolo di tesoriere, ruolo che definirei più di responsabilità che di importanza. Direi che, dopo il presidente, il ruolo di maggior rilievo sarà quello giocato dall’amico signor Dario Manfredi, direttore ed animatore dell’Istituto di Studi Malaspiniani di Mulazzo. La sua enorme cultura nella materia ed il suo consistente giro di relazioni a livello internazionale (Spagna, Canadà, Lussemburgo, Argentina) con altri centri studi Malaspiniani, lo renderanno un potente motore per la realizzazione del progetto. Peraltro egli ha seguito il “sogno” già dal 2007 aiutandomi, assieme al marchese Giacomo Malaspina, a cercare di far capire alla precedente amministrazione l’importanza strategica della realizzazione per la nostra zona. I frutti allora non vi furono, ma la pazienza e la costanza sono state premiate.

Il comitato è a largo raggio: questo potrebbe favorire il buon esito dell’iniziativa
Sì, al momento sono soci fondatori il nostro comune di Godiasco, Rivanazzano Terme, Varzi e la CMOP. Spero che presto si aggiungeranno anche altri comuni della valle Staffora e limitrofi. Certamente questo renderà meno arduo il compito e attesta che il progetto non riguarda Godiasco che ha solo la sorte di avere allocato il palazzo, ma tutti i comuni che compongono il territorio sottoposto al governo del casato Malaspina, ramo dei marchesi di Godiasco. Erano loro sudditi gli attuali godiaschesi non meno degli attuali abitanti di Bagnaria e così via; quindi la memoria storica che si intende preservare è quella di un territorio, non di un singolo comune.

Una domanda fuori dal coro: cosa ne pensa dell’iniziativa di un referendum relativo al cambio del nome di Godiasco in Godiasco-Salice Terme?
Posso solo ripetere quello che dissi in Consiglio Comunale. Non si può essere contrari all’iniziativa in quanto è palese e fuori da ogni legittimo dubbio che oggi Salice Terme ha, nell’ambito del comune, una importanza economica e sociale almeno uguale a quella del capoluogo: di questo occorre prendere atto dandole la dignità di vedersi inserito il nome in quello comunale. Questa questione è tuttavia, a mio parere, una questione secondaria. L’importante invece è prendere atto che con le ristrettezze economiche in cui gli enti pubblici si dibattono (e sarà sempre peggio) si deve cercare di dare efficienza all’azione di governo e questo passa solo attraverso un sensibile incremento delle dimensioni del comune. La razionalizzazione delle spese pubbliche è prioritaria. Vedo quindi necessario l’inizio di un dibattito che serva a preparare le condizioni per la fusione di 4 o 5 comuni fra loro confinanti per raggiungere una popolazione di almeno 10.000 abitanti. Avremmo sensibili risparmi nei costi relativi alle funzioni elettive (1 sindaco invece di 5, 4 assessori invece di 20) e di personale (possibilità di blocco del turn over e/o di dirottare personale ad assolvere servizi che oggi non sono erogati per mancanza di risorse) e la possibilità di effettuare investimenti con credibili possibilità di utilizzo ammortamento (oggi un comune non acquista un macchinario che lavora solo 3 ore al giorno perche non conviene, ma se fosse possibile farlo lavorare 10 ore su un territorio più ampio …). Questa è la vera scommessa e sarà bene pensarci, prima che arrivi un provvedimento d’imperio che ci imponga matrimoni poco desiderati. Con questa considerazione, quella del nome diventa questione secondaria: avremmo difatti un ipotetico comune dal nome “Valle Staffora Terme” (ad esempio) con le varie frazioni Godiasco, Salice Terme, Rivanazzano Terme, ecc.

La fotografia de Il Periodico è relativa al numero precedente, quello uscito nel dicembre scorso.

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