Sono gli anni che ci separano da una Italia che sognava, che costruiva, che lavorava per uscire da secoli di miseria, dai lutti e dalla fame della guerra, che investiva per il futuro delle nuove generazioni.
Dov'è ora quell'Italia?
Evasione fiscale, ovvero furto ai propri concittadini, corruzione, disoccupazione, lavoro nero, debiti contratti per la spesa corrente che costituiscono una pietra tombale sulle aspirazioni delle nuove generazioni.
Nell'Italia degli anni '50/'60, parafrasando le parole di De Gasperi, i pubblici amministratori erano degli statisti che pensavano al futuro: oggi sono politici che pensano al (loro?) presente.
Ne abbiamo fatta di strada.
Oggi i nostri amministratori, locali e non, hanno un sogno?
Hanno nella loro mente il paese che vogliono costruire per il futuro, hanno le strategie per realizzarlo? O amministrano malamente un presente fatto di piccole cose, di gelosie e furberie, di piccoli piaceri per assicurarsi un po' di consenso che consenta di tirare ancora a campare?
Noi cittadini siamo soddisfatti di questo?
Quelle che credevamo certezze si stanno sgretolando nel presente e non riusciamo a vedere cosa i nostri figli e nipoti faranno nel loro futuro.
Cosa lasciamo?
Per ricostruire le concretezze forse ormai è tardi, non ne abbiamo più l'età e le energie.
Possiamo però contribuire a ricostruire lo spirito, la volontà, la tenacia, l'onestà, la speranza.
Solo che lo volessimo.
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Lei giorni addietro ha pubblicato uno scritto di Michele Serra per il quale saremmo una nazione di corrotti. Lo dicono i più. Ora dice che siamo stati un popolo capace di costruire.
RispondiEliminaChi siamo veramente secondo lei?