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venerdì 3 dicembre 2010

I nostri risparmi in tempi di crisi


Ripropongo un parere di Beppe Scienza, come sempre fuori dal coro, ma stavolta certamente condivisibile.

I VECCHI CCT: PIU' DIFENSIVI DEI NUOVI

Un privato o un'azienda badano solo alla propria convenienza nel giostrarsi coi loro debiti. Il Tesoro invece deve contemperare gli interessi dello Stato, quale debitore, con quelli dei cittadini risparmiatori, che lo finanziano. Col macigno dell'enorme debito che si ritrova non stupisce che in Italia la tutela del risparmio passi a volte in secondo piano.

Si spiega così la decisione di fare come già la Grecia, cioè di passare dai tradizionali Cct (Certificati di credito del Tesoro) agganciati ai Bot ai nuovi Cct-eu, indicizzati al tasso euribor. L'apprezzamento corale di tale scelta si spiega invece con la diffusa incompetenza di gestori (c.d. money manager) e consulenti finanziari, accoppiata all'abitudine all'applauso del giornalismo economico italiano.

In realtà per un risparmiatore sono preferibili i vecchi Cct, strutturati in modo da reggere meglio a una crisi di credibilità finanziaria dell'Italia, proprio perché indicizzati ai Bot.

Lo dimostrano le valutazioni numeriche riportate nel mio articolo «Cct, perché è meglio tenersi quelli vecchi» su la Repubblica (29-11-2010, Affari & Finanza p. 21), scaricabile pure dalle mie pagine web presso il Dipartimento di Matematica dall'indirizzo www.beppescienza.it.

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