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giovedì 23 dicembre 2010

Una delle prime uscite sulla stampa per il museo di P. Pedemonti Malaspina

Era il lontano agosto 2007 quando si parlava della possibilità di acquisire la proprietà di Palazzo Pedemonti Malaspina alla collettività.
Sono trascorsi tre anni e mezzo e grazie ad una nuova amministrazione con una concezione meno ottusa verso la memoria storica e le tradizioni della valle Staffora, sta iniziando un percorso difficile sì, ma alla fine del quale è possibile intravedere una grande realizzazione.
Già allora era presente a ipotizzare l'impresa il signor Dario Manfredi ed il marchese Giacomo Malaspina, ancor oggi impegnati.


Da La Provincia del 19-08-07

«Palazzo Malaspina Tocca agli enti locali»

GODIASCO. Il futuro incerto di palazzo Pedemonti Malaspina, all’asta per 1 milione e mezzo di euro, esce dai confini provinciali.
L’appello del capogruppo di minoranza, Alberto Sorrentino, non è stato ripreso dalla giunta Deantoni ma è stato captato dal presidente del Centro studi malaspiniani di Mulazzo, in provincia di Massa Carrara.
Dario Manfredi invita le istituzioni a mobilitarsi. Ma più vicino a Godiasco, da Varzi, interviene anche il marchese Giacomo Malaspina, che fa appello alla Comunità montana: «Negli anni - ricorda - abbiamo visto grandi investimenti in progetti di assai più corto respiro. 1milione e mezzo di euro per un centro studi, che sarebbe fiore all’occhiello della valle Staffora, si potrebbero trovare». Il corpo centrale risale al XVI secolo e si estende per 2.150 metri quadrati, con saloni affrescati alti cinque metri. Il giardino a due livelli e l’ampio cortile da 3.300 metri quadrati sono circondati da antichi fabbricati rurali.
Un passaggio sospeso del 1712 collega direttamente il palazzo alla vecchia chiesa parrocchiale.
Per il marchese Malaspina di Varzi farne appartamenti, per chi comprerà, sarà davvero dura: «Temo che la trattativa andrà per le lunghe e che alla fine il palazzo finisca con l’essere assegnato per un valore molto inferiore al suo. Solo scaldare un immobile del genere sarebbe una spesa incredibile. E’ per le tasche di pochi. Tempo fa, prima di acquistare la sua tenuta di Cigognola, pare che anche Giorgio Armani si fosse interessato all’immobile». Allora, che fare? «Le istituzioni, a partire dalla Comunità montana, devono salvare il palazzo, farne un centro culturale. Penso che si tratti di una sfida che deve impegnare la politica locale a ogni livello».
Dello stesso avviso Manfredi, presidente del Centro studi malaspiniani: «Non posso che auspicare il recupero dell’immobile e una sua destinazione culturale. Vanno attivate anche le fondazioni bancarie. Nell’edificio, che ho da poco visitato su invito di Sorrentino, c’è tutto quel che occorre per creare un centro di promozione della cultura locale. I Malaspina hanno significato tanto nella storia, in quella della provincia di Pavia e non solo. Dispiace che gli enti locali tacciano».
Emanuele Bottiroli

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