Mi era venuto in mente seguendo le spiegazioni della guida al museo ebraico Fausto Levi di Soragna. Nel commentare la composizione della tavola ebraica in occasione delle varie festività, la competente guida ci spiegò anche le caratteristiche che la religione ebraica impone ai vari tipi di cibi "permessi". Lì pensai che i produttori avrebbero avuto buon tornaconto ad approntare una linea di prodotti consoni a quelle esigenze, per assecondare una domanda che forse il mercato, fino ad oggi, aveva un poco trascurato.
Poi la questione mi era passata di mente.
Me la ricorda oggi un articolo de La Provincia in cui si analizza il fenomeno: in Italia riguarda un numero ristretto di persone, ma all'estero e segnatamente in USA, vi sono supermercati con appositi spazi per la cucina "kosher" e questo può essere assai interessante per le aziende esportatrici.
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Nell'immagine l'interno della sinagoga di Soragna
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