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mercoledì 11 aprile 2012

Made in Iktaly





Segnalo il consueto articolo mattutino di Massimo Gramellini su La Stampa 




L’Ikea delocalizza in Italia. Nel mondo al contrario in cui ci tocca vivere la multinazionale scandinava sposta un pezzo consistente della sua produzione dall’Estremo Oriente alla Padania detrotizzata. Pare infatti che, nonostante tutte le statistiche ci diano per spacciati, nessuno abbia ancora imparato a fare i rubinetti come noi. E i cassetti della cucina. E i giocattoli per le camere dei bambini. La qualità sanno crearla anche altri. La produzione in serie, pure. Ma la qualità in serie, quella rimane una specialità della casa. Non siamo soltanto il Paese dei partiti famelici, dei funzionari corrotti e di mamme più parziali degli arbitri (la Family di Gemonio insegna che in molte madri italiane c’è un’Agrippina disposta a qualsiasi nefandezza pur di spingere avanti il proprio debosciato Nerone). All’estero si ostinano a riconoscere l’esistenza di un’altra Italia in cui noi abbiamo smesso di credere. L’Italia del lavoro ben fatto, del buon gusto, del bel vivere e del meglio pensare.

Se avessi il potere assoluto per cento minuti farei piazza pulita dei mestieri che non possono più darci un mestiere (perché altrove sono fatti meglio e a minor costo) e concentrerei tutte le risorse disponibili su ciò che ci rende unici: l’artigianato di qualità, il design, il cibo, il vino, il turismo, la cultura. Creerei un fondo per la Bellezza a cui attingere per aprire botteghe di alta manualità, restaurare opere d’arte, ripulire spiagge e rifugi di montagna, trasformare case smozzicate in agriturismi. Nel mondo al contrario c’è spazio solo per chi si distingue dagli altri. E noi, o diventiamo la patria delle meraviglie o non saremo più niente.

1 commento:

  1. Gramellini come al solito va diretto al problema.Concordo appieno con l'opinione che se l'Italia o meglio gli italiani non riprendono in mano lo scettro della cultura del turismo della buona cucina (ma quella tradizionale non i grandi piatti con piccole porzioni )dell'ottimo artigianato,non andranno anzi andremo da nessuna parte e saremo inghiottiti dalla globalizzazione.Ma la colpa sarà esclusivamente nostra, che non solo non siamo stati in grado di dare ancora più visibilità alle capacità di cui dicevo prima, ma anzi facciamo di tutto per farle sparire o peggio ancora distruggerle, vedi le varie opere d'arte mal tenute,depredate,alcune addirittura nascoste perchè non pubblicizzate. Opere d'arte che a noi magari sembrano non importanti ma che se le avessero all'estero le metterebbero ben in evidenza e al sicuro. Sappiamo solo costruire(per chi poi) e rovinare il nostro bellissimo territorio di cui dovremmo essere orgogliosi e invece lo distruggiamo.
    Lucia

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